Daniele Segre

Mi sento in dovere di scrivere questa lettera aperta a tutti voi dopo che ho avuto modo di leggere due articoli sul giornale “L’informazione” il 26 e il 27 maggio 2009 in merito all’occasione della presentazione pubblica in P.zza Zanti del film Morire di lavoro a Cavriago il 26 maggio e alle mie dichiarazioni espresse, sempre a Cavriago, il 4 aprile per la proiezione di Parèven fumighi al cinema Novecento e nella sala del consiglio Comunale.
Vi scrivo come uomo e regista che si sente idealmente cittadino di Cavriago grazie alla fiducia che questa comunità mi ha dato nel 1997 per raccontare un momento di grande partecipazione democratica che ha caratterizzato la sua storia nei primi anni del secondo dopoguerra nell’Italia liberata dal nazifascismo.
Un incontro importante, il regista e Cavriago, che ha generato quella energia vitale, la stessa delle formiche che hanno costruito il cinema, energia che ha aiutato a raccontare una grande storia di democrazia, di rispetto e di libertà.
Su queste basi si è fondato il nostro rapporto, nel riconoscerci il diritto sacrosanto di esprimere le nostre idee, anche nella polemica, ma sempre e comunque con la necessità di raggiungere un risultato utile alla collettività; non solo per il paese o la città, ma per l’intera nazione; non è forse uno degli elementi identitari con il quale Cavriago e i suoi cittadini hanno sempre voluto caratterizzarsi?
Nel film Parèven furmìghi questo elemento è espresso e ribadito dai protagonisti.
Da allora sono passati 12 anni e ho avuto la fortuna di concepire e realizzare altri film; sempre e comunque con l’obiettivo dell’utilità pubblica, come per Tempo vero, che ho girato a Reggio Emilia nel 2000 sul tema dell’Alzheimer. Così come sono approdato, nell’autunno del 2006, con un sentimento di grande indignazione, a voler realizzare un film che avesse come tema centrale gli incidenti nei luoghi di lavoro, ma anche che fosse in grado di raccontare la dignità e la cultura del lavoro.
L’idea si è concretizzata nel 2007: il film è stato prodotto dalla società I Cammelli grazie anche all’indispensabile e straordinaria collaborazione organizzativa della Fillea CGIL e al sostegno del Piemonte Doc Fund.
E’ nato Morire di lavoro, un film per tutti, come d’altronde lo sono tutti i miei film;
un film per tutte le forze politiche e sindacali, per le imprese, per gli imprenditori, per le famiglie, per le vedove e i lavoratori invalidi, per gli immigrati, per gli insegnanti e gli studenti. Da quando il film è stato presentato in anteprima alla Camera dei deputati a Roma il 12 febbraio 2008 ha perseguito questo obiettivo ed è proiettato con frequenza in giro per l’Italia ancora oggi, a un anno e mezzo dalla sua presentazione.
E’ stato invitato e proiettato dalla Confindustria, dal sindacato, da diverse forze politiche, dall’Inail, dall’Amnil, dal Ministero delle Infrastrutture,
da Amministrazioni e biblioteche comunali, da cineteche e cineclub, da associazioni culturali, dalle parrocchie e da scuole superiori e professionali, da università. La televisione nazionale pubblica, la RAI, invece non ha dimostrato interesse al film; l’associazione Articolo21 ha fatto un appello perché il film sia trasmesso in una serata interamente dedicata al lavoro; d’altronde la stessa RAI aveva nel 1997 acquistato i diritti di Parèven furmìghi e mai trasmesso il film.
La richiesta di Cavriago era stata tra le prime ad arrivare (marzo 2008), prima per telefono e poi via mail, per una iniziativa immaginata nel settembre 2008. Mi è molto dispiaciuto sapere poi via mail che Cavriago aveva deciso di non proiettare più il film; mi sorprende molto la ricostruzione dei fatti dell’Assessora del Comune che si è fatta interprete di un' emozione che poi ha negato nei fatti; come d’altronde mi sorprende che la sua risposta sia arrivata ora, a quasi due mesi dalle mie dichiarazioni pubbliche, (fatte in occasione della mia presenza a Cavriago nell'aprile scorso per il ventennale della rivista 23Marzo). Quelle dichiarazioni, isolate dal contesto, sono state strumentalizzate ora dal giornale “L’informazione” al fine di sollevare una polemica politica di basso profilo, alla quale io non voglio in alcun modo contribuire. Qui non si tratta di organizzare una rassegna cinematografica ambientalista, qui si tratta di affrontare in modo serio e approfondito il tema del lavoro, della sicurezza e degli incidenti nei luoghi di lavoro; mi sorprende e mi addolora l’atteggiamento silente del sindaco; che ho conosciuto e molto apprezzato in occasione della realizzazione del film a Cavriago, mi preoccupa l’assenza di Cavriago su un tema così importante e mi fa infuriare, come ogni quarieghino, questa colpevole indifferenza. Poi è arrivata la richiesta per una proiezione a Cavriago il 26 maggio 2009 da una organizzazione politica: non era la prima volta che succedeva e spero che non sia stata l’ultima, e abbiamo fatto quello che abbiamo sempre e normalmente fatto in questo anno e mezzo, cioè abbiamo inviato il DVD del film per la proiezione. Le polemiche strumentali contemporanee alla proiezione del film a Cavriago non mi interessano, mi interessa la costruzione del futuro, di un futuro migliore, migliore per tutti; come ci hanno raccontato le formiche di Cavriago; è per questo che vi sto scrivendo, perché vi voglio vivi e veri e perché vi voglio bene.
Grazie per l’attenzione che avete avuto nel leggere questa mia lettera. Confido che ci sia la capacità di trasformare in energia positiva questa conflittualità che si è verificata nel tempo della ricerca dell’identità perduta.

Daniele Segre – Roma 28 maggio 2008